Giancarlo Gonizzi
Il vino di Garibaldi
Wingsbert House, 2014

L’autore
Nato a Parma nel 1960, dopo gli studi in Biblioteconomia presso l’Università di Parma si è dedicato alla libera professione nel campo della valorizzazione dei beni culturali, della storia locale e d’impresa con particolare attenzione all’industria alimentare e alla cultura gastronomica. Ha curato l’ordinamento di diversi archivi di impresa, tra cui l’Archivio Storico Barilla, che ha contribuito a fondare nel 1987 e l’Archivio Storico delle Fiere di Parma. Attualmente è curatore della Biblioteca gastronomica di Academia Barilla, coordinatore dei Musei del Cibo della provincia di Parma, coordinatore del progetto Città della memoria e membro dal 2003 della Commissione Toponomastica del Comune di Parma.

Il libro
La Storia vuole che Garibaldi fosse pressoché astemio, che prediligesse l’acqua in ogni occasione, dallo spuntino sul campo di battaglia alle cene ufficiali, alla sua tavola solitaria di Caprera. Questo perlomeno ci dicono le numerosissime biografie dell’Eroe dei Due Mondi scritte dalla sua morte ad oggi. Ma sarà verità, o è una delle tante dicerie e leggende che circondano il mito dell’indomito condottiero? Garibaldi amava il vino? Questo libro lo afferma decisamente. E ne porta a testimonianza un curioso ed interessante episodio, una pagina di vita dell’Eroe e della storia del nostro Paese assolutamente dimenticate e pressoché inedite. Nel 1861 l’Eroe dei due Mondi fu ospite per alcuni giorni, nella villa di campagna della marchesa Teresa Trecchi-Araldi, sulle colline di Sala Baganza, in provincia di Parma. Qui Garibaldi si innamorò a tal punto della Malvasia, il frizzante vino bianco locale prodotto dalle vigne di Maiatico, che volle trapiantarne alcuni virgulti sulla sua sassosa Caprera.