Bruno Damini, giornalista e scrittore, parmigiano di nascita, infanzia e adolescenza fra Parma e Napoli, bolognese d’adozione. Fino al 2014 direttore comunicazione e marketing di Nuova Scena – Arena del Sole – Teatro Stabile di Bologna. Predilige frequentare i ristoranti dalla parte delle cucine e agli inviti nei salotti preferisce quelli nelle cantine. Nella sua cucina e nella pratica yoga trova equilibri altrimenti inarrivabili. Da quando ha fatto il baciamano a Jeanne Moreau ha ricordi sfocati di tutto il resto.
Fra le sue recenti pubblicazioni, i racconti Tarabàcli, Cose di case che non vale la pena ricordare (CasadeiLibri, 2014); Bologna ombelico di tutto (Minerva, 2016); L’uovo di Marcello. Fame e fama dalla voce di grandi attori (Minerva, 2019), da cui sono state tratte 18 puntate per Rai Radio3; Buttami in pentola. La cucina degli avanzi per trasformare le zucche in carrozze (Pendragon, 2019); I Fagioli Ribelli (Minerva, 2021), da cui è nato l’omonimo progetto nazionale di educazione terapeutica all’alimentazione per i pazienti pediatrici con Malattia Renale Cronica approvato dal bando “Scienza Partecipata” dell’Istituto Superiore di Sanità; Borìdola! Ai bambini che saremo. Favoletta morale, con la postfazione di Moni Ovadia (Minerva, 2023); Il mondo dei Fagioli Ribelli. Il diritto alla normalità dei bambini con MRC (Minerva, 2024).
Il primo a prender fuoco fu Totò (Minerva)
Mi chiamo Masotola Giuseppe, per tutti Monsù Peppino, pure mia moglie mi chiamava così. Sono nato a Napoli nel 1889 e sono morto prima di morire quando ho smesso di cucinare.
Maestro senza eredi, dopo una vita avventurosa che ha attraversato come un romanzo epico quasi un secolo di Grande Storia, Peppino decise di cancellare ogni traccia di sé, bruciando preziose fotografie, lettere e attestati, inconsapevole che fossero la trama della sua grande storia.
Il primo a prender fuoco fu Totò, nella piccola istantanea ripresa a villa Olivella, dov’era primo cuoco, lui col Principe de’ Curtis e il conte Caetani, negli anni d’oro del cinema italiano quando Roberto Rossellini con Ingrid Bergman e George Sanders si riposavano a Torre del Greco durante le riprese del film Viaggio in Italia.
Il romanzo delle sue mille vite scorre sul confine dove la morte le ha corteggiate, prende corpo dai pochi documenti scampati al maldestro autodafé e dai ricordi – quelli non prendono fuoco – anche di avvenimenti che il cuore avrebbe preferito cancellare.

